Libero com'ero stato ieri, ho dei centimetri di cielo sotto i piedi, adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori. Come Mastroianni anni fa, sono una nuvola e fra poco pioverà e non c'è niente che mi sposta o vento che mi sposterà.
Vuoti di memoria, non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia. Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria.
Vorrei tanto che fosse solo un piccolo particolare, ma è la mia laurea, è parte della mia vita che non riesco più a considerare. Ho bisogno di tempo, di spazio, di luoghi per pensare, di piccoli ambiti in cui possa urlare, di scaglie di vita da liberare senza spiegazioni. Mi piacerebbe tanto che scrivere fosse il mio unico impegno nella vita, sarebbe come avere a portata di mano la chiave per la felicità, ma ora sono troppo stanca anche per questo. Non ho più idee, sto ripercorrendo fasi di una storia che si allontana dal programma, sembrano puntate dei Cesaroni, non di quel romanzo noir che avrei voluto scrivere. Sono davvero stravolta, ho bisogno di stare sola, chiudermi in camera, ritrovare un po' di quel contatto con me stessa e con quel disagio che mi permetteva di essere creativa quanto basta per non darsi all'alcool. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato, ma non pensavo sarebbe stato così terribile.
Come si esce dal blocco dello scrittore?