Per chi mi conosce, il malessere dovuto alla mia camera non è niente di nuovo. Il mio piccolo tempio è difatti metafora di vite ed esperienze che vanno e vengono, tornano e si superano senza sosta. E' me. Il ciliegio, il legno rossiccio rovente e duro da abbattere, misto al blu, che ormai è il colore della mia anima. Sono fiera della mia camera quanto Ulisse del suo letto matrimoniale (quello dell'Odissea... non il delfino curioso... e nemmeno mio cugino!). Me la sono costruita passo dopo passo ed ora sembra così triste... è rimasta solo qualche foto, i libri migliori e quel dannato CALENDARIO PERPETUO del cacchio. Spero di perderlo durante il trasloco. Già, il trasloco. E' ancora troppo lontana da me quest'idea. Non so quanto ancora portrà durare questo disinteressamento, dato che tra un po' mi mettono sul camion mentre controllo le notifiche su Facebook. Però c'è una buona notizia in tutto ciò: ho chiuso con le sigarette. Non mi drogo, non bevo, quasi quasi mo vado pure in chiesa... va a finire che mi faccio monaca!
Seeeeee ora l'ho sparata grossa. A quel punto Peppe diventa un Punkabbestia con tanto di cane pulcioso al seguito, Charlie un campione di basket e Genn principale azionario dell'Algida... e poi il mondo può pure rotolare sul sole e farci arrostire.
Amore mio, non è una colpa il non saper gestire la gioia
e il fatto di trovarsi a proprio agio nel dolore e nella rassegnazione.
Ed è innaturale come a volte ci forziamo di ignorare
il gemito costante delle nostre reali inclinazioni: il margine di errore di un'incessante sottrazione.
E' forse una remota speranza la felicità?
Godersi il sole in dicembre, non molto lontano da qui nevica.
Non molto lontano da qui la gente ostenta oscure stravaganze
in preda allansia di stupire, indossa le sue maschere
e dimentica quella del coraggio nel momento del rilancio.
Non molto lontano da qui - Carmen Consoli