Era tanto che non scrivevo senza neanche seguirmi. Il flusso di incoscienza talvolta ritorna anche senz'alcool.
giovedì 14 luglio 2011
Capitolo XXVIII - Il silenzio dei colpevoli
Io ti capisco, sai? Anche se hai fatto la scelta più drastica, forse sarebbe stata la stessa che avrei fatto io, nei tuoi panni. Ti capisco quando dici L'AMBIENTE INTORNO MI STA STRETTO, e capisco la voglia di uscirne, di cercare soluzioni facili, di fregartene di quello che ti dicono, perché chiunque te lo dica in quel mondo ci vive e ci sta bene, o se non ci sta bene si costringe a farlo. E questo proprio non lo sopporti. Ti parlano di "periodo no", ti vogliono a tutti i costi sano e spento. Non sanno che nel profondo hai un mostro che vuole gridare la sua ira contro tutto ciò che c'è. Si limitano a dirti che passerà, come se volessero zittirti, perché così le loro coscienze saranno pulite, sarai sedato e ti adatterai come hai fatto finora. E' così che è andata, vero? Anche a me fa schifo tutto questo. Il solo pensiero di esservi condannata mi fa dare di matto. Ma io i soldi per l'eroina non ce li ho, e nemmeno quelli per una psicologa che mi segua. Per questo ho trovato la Corvino. Lei almeno mi ascolta senza esserci costretta da una parcella. Non è la mia salvezza, come la Spagna non lo sarà per te, ma ci proviamo. Ostacoli ci sono, nessuno dice che sarà facile, ma tentare non costa nulla. Tu come stai? Lì sei felice? Io sto cercando di esserlo qui, nonostante non sia facile stare perennemente a contatto con chi ti limita, ti giudica e tende a metterti etichette senza averti mai parlato una volta. O magari chi ti capisce, tende a darti una mano, ma non ha la minima idea del terremoto che hai dentro, vorrebbe, ma non ce la fa. Sai cosa mi ha detto la terapista? Che tendo troppo a giustificare gli altri. Cosa dovrei fare allora? Lo so solo io, lei non lo sa. Bene, cerchiamo una soluzione. Smettiamo per un attimo di giustificare gli altri. Oh oh, primo ostacolo: come faccio a vivere tutti i giorni sotto lo stesso tetto con qualcuno che non ha idea di come svolgere il ruolo genitoriale che egli stesso ha scelto? Indifferenza. Ok, possiamo procedere. Oh oh, secondo ostacolo: con chi posso parlare senza pensare che sia un emerito idiota, un fascista, un idealista, un esaltato, una puttana, una superficiale, un/un'opportunista, una merda vivente? Ne restano due o tre, che non siano miei familiari o "costretti" a starmi accanto da un rapporto sentimentale. A chi interessa davvero azionare il cervello? A nessuno. A me piacerebbe tanto. Limite. Profondo senso del limite e che faccio, mi metto ad urlare come una matta come facevo due anni fa sul Monumento di Caserta? No. Mi sto e cerco di non pensarci e passare avanti, anche io avrò dei difetti. Ma perché i miei sono sempre al vaglio e quelli degli altri vanno nascosti, omessi o polverizzati? Perché fondamentalmente fare ciò che vorrei comporterebbe per me più sacrificio del fare ciò che non vorrei.
Etichette:
amarezza,
capitoli,
droga,
flusso di incoscienza,
pensieri strani,
rabbia repressa,
rassegnazione
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento