venerdì 11 novembre 2011

Capitolo XLV - Sotto la quarta non può essere vero amore



Può esserci stima, affetto, complicità, riconoscenza...

Ecco cosa mi ha davvero cambiato la vita: le tette. Poppe, meloni, pere, zizze, menne, nennè, bocce, mammelle, ci siamo capiti. Quelle che fino alla terza media faticavano a dare il minimo accenno della loro esistenza, piazzandomi automaticamente tra i maschi della mia classe. Quelle che non mi hanno permesso di avere un fidanzato come si deve a 14 anni. Quelle che non volevo mostrare a nessuno, erano imbarazzanti. Quelle che sono state immortalate molte volte ed altrettante volte hanno creato aspettative. Quelle che si sono fatte vive solo al secondo superiore.
E' stato un bel passaggio, ero piatta. Piatta. Poi, come per magia, nell'estate tra il primo ed il secondo superiore, una foto in bikini senza il pezzo di sopra è diventata compromettente. Ho sempre odiato farmele toccare, palpare, accarezzare, sono estremamente fastidiose, pesanti e poco pratiche. Poi è arrivata la pillola e da lì non si è capito più nulla. Due gigantesche boe si sono gonfiate sul mio petto fino a giungere ad una quarta abbondante. Ma sti cazzi. A me davano fastidio. Si, soddisfazioni me ne hanno fatte togliere. Come quella volta che incontrai Alessio, il tipo a cui diedi il primo bacio, fuori dal liceo in attesa della sua ragazza. Un attimo a parlare e ZAC. Sguardo sul mio décolleté. O tutte le volte che, in giro con Ambra, la gente era colpita più dalla mia quarta ben tenuta che dalla sua terza falsata in settima.

Mia cara Ambra, dovresti saperlo: sotto la quarta non può essere vero amore.

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